Ora di cambiare: rinunciare all'aereo
Il 5 Ottobre scorso a Ferrara, nella corte del castello degli Estensi, nell'ambito del festival della rivista "Internazionale", il climatologo Luca Mercalli ha tenuto una conferenza sulla crisi climatica.
Il vasto cortile è gremito di persone, quasi tutte in piedi visto che i posti a sedere sono nettamente insufficienti e lo spazio è esaurito. Mercalli è notoriamente un bravo divulgatore oltre ad essere molto impegnato sulla questione. Comincia con un test alla folla: "Alzi la mano chi ha meno di trent'anni." Guardandosi attorno si nota che almeno un 40% ca. dei presenti risponde. "Bene - dice - perché sarete voi quelli che dovranno fronteggiare maggiormente il cambiamento del clima." Segue poi in pochi minuti un'efficace sintesi sulla problematica e le prospettive drammatiche che si profilano. Sostiene che agendo da subito vi siano ancora una decina di anni per poter contenere i danni e riuscire a preservare un ambiente, per quanto inevitabilmente ormai compromesso, ancora compatibile con il nostro livello di vita.
Ad un certo punto, passando alla disamina ciò che potremmo fare, propone un secondo test alla folla. Dice che è solito farlo da Marzo, da quando è nato il movimento Fridays for future. "Alzi la mano chi è disposto a rinunciare ai viaggi aerei, se non per motivi di studio, lavoro o di salute." Questa volta a rispondere sono molti meno. Un'occhiata rapida e dice: "15%, direi, neanche male. Di solito siamo sul 10%". La cosa mi colpisce. In un contesto di questo tipo, favorevole, direi, alla sensibilità ambientale, mi sarei aspettato un'adesione ben più elevata, e a maggior ragione dopo il risultato del primo test, quello sull'età: a occhio significa che anche la maggior parte dei giovani presenti non farebbe a meno dell'aereo, nonostante la sensibilizzazione operata dal movimento di Greta Thunberg anche su questo aspetto.
Questo dà un po' la misura di quanto ci costi fatica operare un cambiamento delle nostre abitudini. Il traffico aereo è responsabile oggi, a livello globale, solo del 2% delle emissioni di gas-serra. Non è tanto, ma nemmeno così poco, soprattutto considerando che è in rapida crescita, in particolare nei paesi asiatici. E' però, tra i tanti, forse l'aspetto cui sarebbe più facile rinunciare, e da subito, dato che non è strettamente necessario. Sarà più difficile certamente cambiare, come dovremo, le abitudini alimentari, o quelle dei nostri acquisti, ma per i viaggi in aereo, per quanto piacevoli, non si può certo parlar di irrinunciabilità.
E poi, in fin dei conti, basterebbe anche solo limitarsi a un viaggio aereo ogni tanto, in qualche occasione particolare, e poi si potrebbe viaggiare di più in treno o in auto, scegliendo mete più vicine. E' da tenere poi presente che l'esplosione del turismo di massa ha creato anche altri problemi, di natura ambientale e sociale, nei paesi in via di sviluppo, ma anche nelle nostre città d'arte (ad esempio lo spopolamento dei centri storici per l'aumento degli affitti conseguente al diffondersi delle locazioni turistiche). Quindi, in generale, un ripensamento sul tema sarebbe credo auspicabile e non solo dal punto di vista ambientale.
L'aereo è il più inquinante tra i mezzi di trasporto: il contributo di emissioni per passeggero e al chilometro è all'incirca come quello dell'automobile, nel caso peggiore però, cioè quando prendiamo la macchina da soli. Ma è da tener presente che la strada che si fa in aereo in un solo viaggio (diciamo, ad esempio, 20.000 chilometri, quanto occorre all'incirca tra Italia e Sud-Est asiatico e ritorno) è quella che si percorre in macchina in un anno intero. Quindi basta un viaggio intercontinentale all'anno per raddoppiare il proprio personale contributo all'inquinamento, per quanto riguarda il settore del trasporto.
Un altro aspetto importante è il non ancora ben studiato effetto delle emissioni ad alta quota che potrebbe risultare ancora più impattante di quello delle emissioni in superficie (attenzione che la cosa non ha niente a che vedere con le teorie cospirazioniste sulle cosiddette "scie chimiche". Qui si parla, più realisticamente, di "scie di condensazione").
Miglioramenti nell'efficienza dei motori e dei velivoli sono già stati fatti e altri verranno, ma non potranno andare oltre un certo limite determinato dalla tecnologia del turbogetto. Soluzioni basate sull'elettrico sono agli albori e, realisticamente, richiederanno ancora molti anni prima di dare risultati efficaci e, soprattutto, affidabili.
Negli anni passati si è favorito il viaggio aereo per dare impulso all'economia del turismo e forse anche alla mobilità delle persone, vista legittimamente come un segno di benessere e anche di incontro tra le culture. Per questo ancora oggi il carburante degli aerei è sovvenzionato, cioè lo stato rinuncia a riscuotere le tasse sul carburante degli aerei che finisce così per essere molto più economico di quello degli autoveicoli. Questa è la ragione per cui i viaggi sono "low cost". Al punto in cui siamo è però qualcosa che non ci possiamo più permettere.
Riferimenti e approfondimenti:
Immagine di copertina:
https://www.webintravel.com/the-wrap-longer-trips-and-closer-to-home-this-december-for-travellers-study-finds/travelers-in-airport/