Covid-19: un primo bilancio
A ormai sette mesi di distanza dall'inizio della pandemia di Covid-19, e in vista di un autunno che sarà impegnativo, può aver senso tentarne un bilancio, per quanto provvisorio. Compito arduo per l'ampia molteplicità di aspetti coinvolti, ma importante per capire come comportarsi in futuro, anche se è ancora molto ciò che non si conosce.
Quale bilancio utile?
Un bilancio di un fenomeno così vasto e complesso non può che passare dal confronto tra nazioni e nei termini di alcuni indicatori macroscopici che sono i soli cui poter fare riferimento. Questo approccio ha chiaramente dei limiti sia per la disomogeneità e l'incertezza nella raccolta dei dati in realtà sociali e politiche molto diverse tra loro, sia per i molti aspetti culturali, genetici, climatici, economici che differenziano tra loro le varie nazioni.
Quindi la domanda su come si sia affrontato finora questo grande dramma del nostro tempo è necessariamente delicata ma una risposta è legittimo cercare di formularla pur nella consapevolezza che debba essere una risposta prudente e provvisoria. Una consapevolezza, questa, che deve guidarci in questa fase: governare l’incertezza. Sembra un ossimoro, ma non abbiamo altra scelta.
Per fare questo è necessario informarsi, anche solo per farsi un’opinione da semplici cittadini, affrontando però una quantità di dati che è disorientante. Facile quindi sentirsi sballottati di continuo tra le più varie interpretazioni e bersagliati da cascate di numeri spesso di ardua comprensione. Ho pensato quindi di fare un'opera di sintesi raccogliendo dati di varie fonti e cercando di comporli in un quadro abbastanza completo, e spero comprensibile, sotto gli aspetti sanitario, economico, delle contromisure disposte dai governi e degli effetti sulla mobilità delle persone, con un occhio di riguardo all'Italia, il nostro paese.
La malattia e le ricadute economiche
Ho compilato una classifica delle nazioni più colpite dalla malattia evidenziando per ciascuna i due indici, o statistiche, più importanti: l’Incidenza dei contagi, o casi positivi, e la Mortalità, che è l'Incidenza dei decessi. Si tratta in entrambi i casi di valori che si ottengono dividendo, rispettivamente, i contagi e le morti totali (da Gennaio a oggi), per il totale della popolazione. Solo così ha senso confrontare nazioni con popolosità anche molto diverse.
A ciascuno di questi due indici ho affiancato il valore ottenuto con la medesima statistica ma riferita ai soli ultimi 7 giorni, per dare indicazione dell'andamento attuale della malattia. Ho aggiunto quindi la variazione del PIL (Prodotto Interno Lordo), annuale, allo scorso Giugno 2020 rispetto a quello di un anno prima, per fornire un’indicazione anche sugli effetti economici.
Ma, cosa che credo più importante, ho associato a ciascuna nazione la cosiddetta curva dei contagi, cioè il grafico dell’andamento temporale dei nuovi contagi rilevati giorno per giorno, da Gennaio a oggi. Questa informazione visiva, la forma della curva, è di impatto più intuitivo e sintetizza meglio di qualunque numero la dinamica intrinseca della malattia al passare del tempo e anche le reazioni dei governi e delle popolazioni.
Ho escluso, arbitrariamente, le nazioni con meno di otto milioni di abitanti (104 su 203 totali) per rendere la lettura dei dati meno dispersiva. Del resto confrontare paesi piccoli con altri molto più popolosi non mi sembra molto significativo, dato che nei primi la rilevanza di singoli focolai risulta fortemente distorcente nel calcolo delle tendenze medie, che sono quelle più informative in un ottica di confronto, e inoltre in essi le politiche di contrasto sono molto più facili da attuare, favorendoli rispetto agli altri più grandi. Ho aggiunto in fondo all'elenco Australia, Giappone, Sud Corea e Cina, staccate di alcune posizioni, per la loro importanza e interesse, in assoluto e relativamente alla pandemia. Un elenco completo di tutte le nazioni, ordinabili a piacere secondo vari criteri, è disponibile sul sito del New York Times.
Le 50 nazioni più colpite: Curve, Contagi, Decessi, PIL
- Le nazioni sono ordinate, in senso decrescente, per Incidenza di contagi totali ogni 100.000 abitanti.
- I grafici rappresentano il numero dei nuovi contagi giornalieri (in media settimanale) normalizzati, cioè le curve sono state aggiustate in verticale in modo che tutte abbiano la stessa altezza massima, così da facilitarne il confronto non tanto dei livelli ma della forma, cioè della dinamica temporale.
- Sono state considerate le prime 50 nazioni con almeno 8.000.000 abitanti, più Australia, Giappone, Corea del Sud e Cina.
- Ciascun grafico, una volta selezionato, mostra i totali di casi, morti e popolazione, oltre al valore della letalità (morti/contagi*100).
- Dati Covid-19 e grafici dal sito del New York Times.
Dati PIL dal sito Trading Economics.
Elaborazione mia. - Dati dal 22 Gennaio 2020 al 13 Settembre 2020.
Per quanto riguarda l'Italia, il nostro paese è stato colpito per primo, fuori dall’Asia, e molto duramente. E’ in 30° posizione come incidenza di contagi, al 9° posto per mortalità (assieme agli USA e poco prima di Messico e Svezia), ma è al primo posto come letalità (12%) poco prima di Regno Unito, Messico e Belgio (attorno allo 11%). Su questo dato ha probabilmente inciso molto l’essere stati colti di sorpresa e una insufficiente attenzione alla protezione degli anziani.
L’Italia ha saputo però reagire con una quarantena molto rigorosa portandosi, con l'inizio dell'estate, a un livello di contagi tra i più bassi del mondo. Questo si riflette nella sua curva che spicca per regolarità e coerenza. Ha dovuto però pagare uno dei prezzi più alti in termini di contrazione dell'economia (-17,7%), anche se poco sotto la media europea (-15,0% ), ma meglio del previsto e meglio degli altri paesi vicini anch'essi molto colpiti, cioè Spagna, Regno Unito e Francia (rispettivamente -22,1%, -21,7%, -18,9%).
Paesi che hanno adottato meno restrizioni hanno ovviamente avuto impatti meno rilevanti dal punto di vista economico, come ad esempio Germania, Stati Uniti e Svezia (rispettivamente -11,3%, -9,1%,-7,7%), pagando però un prezzo ben maggiore (ma non per la Germania) in termini sanitari.
Per quanto riguarda l'aspetto sanitario, una panoramica più completa dovrebbe comprendere anche altri due aspetti, che non ho considerato per mancanza di tempo
Per quanto riguarda l'aspetto sanitario, una panoramica più completa dovrebbe comprendere anche altri due aspetti, che non ho considerato per brevità, ma che è giusto almeno citare:
- la Mortalità Generale, dato non soggetto all'incertezza come quello dei contagi e della mortalità associata alla malattia, e che include anche gli effetti collaterali, indiretti della pandemia;
- la quantità e la gestione dei Test a tampone, aspetto di elevata complessità per le sue diverse dimensioni (temporale, demografica, statistica, politica).
Le misure restrittive
Per confrontare le contromisure adottate dai governi in termini di politiche restrittive si può ricorrere a un indice messo a punto dall'Università di Oxford: qui sotto riproduco la mappa mondiale per la giornata del 13 Aprile 2020, che mi sembra centrata nel periodo di massima intensità del blocco globale delle attività.
Come si vede il lockdown, pur nelle diverse intensità, ha coinvolto praticamente tutti i paesi. Anche quelli come la Svezia che hanno rinunciato a rigide quarantene, in realtà hanno imposto alcune limitazioni. Per una visione più dettagliata dei provvedimenti delle singole nazioni sono utili le analisi del sito Politico (per quanto riguarda la sola Europa), dell'appena citato post del Financial Times e del sito Our World in Data, dell'Università di Oxford, quest'ultimo con molte mappe interattive.
Per avere una rapida visione anche dello sviluppo temporale dei provvedimenti, è molto utile un grafico prodotto dal sito Statista.
Le risposte delle popolazioni
Al di là dei provvedimenti governativi occorre però tenere conto anche della risposta delle popolazioni per valutare quanto effettivamente sia stata impattante la malattia su attività e abitudini delle società.
Per questo sono utili i dati messi a disposizione da Google e Apple riguardo gli spostamenti tracciati dagli smartphone. Su questi dati l'Osservatorio Conti Pubblici dell'Università Cattolica ha effettuato uno studio confrontando alcuni paesi europei e gli Stati Uniti, nel periodo Gennaio-Aprile 2020, producendo alcune tabelle. Qui sotto ne riporto due, una con dati Apple e una con dati Google.
L'Italia, con la Spagna, ha avuto la riduzione più pesante, certamente per i provvedimenti dei governi ma forse anche per l'autodisciplina di cui si sono mostrate capaci le popolazioni.
Anche qui è importante valutare la dimensione temporale. Nonostante sia limitato a sole quattro nazioni, è interessante il seguente grafico, basato su dati Apple.
Si vede come l'Italia, pur avendo subito il blocco più forte, abbia poi avuto un recupero nettamente maggiore durante l'estate.
La situazione attuale
Per una visione rapida di come stanno evolvendo i contagi si può vedere la pagina apposita del sito Our World in Data, che permette di esplorare i dati in modo interattivo.
Per quanto riguarda i paesi europei è in atto ormai da un mese un aumento dei contagi che era però previsto, come conseguenza della riapertura di Giugno e dello svolgersi delle vacanze. Solo Spagna e Francia, comunque, hanno raggiunto livelli paragonabili a quelli della primavera. Per Italia e Germania l'aumento è stato molto più contenuto. In ogni caso, però, per tutti i paesi europei si tratta di una situazione ben diversa da quella dei mesi passati.
Da una situazione di emergenza si è passati a una di sorveglianza attiva, dove i contagi sono cercati nelle situazioni sospette, e non, invece, rilevati a valle delle ospedalizzazioni. Quindi avviene una individuazione precoce degli asintomatici in grado di tenere sotto controllo la diffusione del contagio, una cosa che la scorsa primavera non avveniva. Per questo occorre ringraziare la preziosa e silenziosa opera degli addetti che controllano i focolai, quest'ultimi circa mille in Italia, attualmente.
Lo spiega il Professor Crisanti, che stima un livello effettivo di contagio, in questi giorni, fino a 20 volte inferiore a quello di Marzo-Aprile e in un quadro epidemiologico nettamente migliore, con gli anziani molto più attenti e protetti e una capacità di cura migliorata, in termini di organizzazione e di esperienza terapeutica maturata nei mesi passati.
Si sta profilando per l'Europa una tendenza a convivere con livelli gestibili della malattia, cercando di scongiurare nuovi blocchi generalizzati. In Asia, invece, la tendenza finora è stata quella di azzerare la malattia anche a costo di misure molto impattanti, a parte l'India, dove preoccupa una situazione che è in costante peggioramento da ormai due mesi. Nelle Americhe purtroppo non si è riusciti a mettere in atto strategie valide di contenimento, almeno in qualche caso per uno scarso consenso tra popolazioni e autorità sulle contromisure e vi si trovano i più alti livelli di contagio al mondo. In Africa, fortunatamente, invece, finora l'impatto è stato molto contenuto. Nella classifica di cui sopra, infatti, compaiono solo Sud Africa, Marocco e Ghana, rispettivamente alle posizioni 9, 41 e 46, e per il Sud Africa l'andamento è quello di una rapida contrazione dell'epidemia.
I sacrifici che come italiani abbiamo sopportato nella primavera scorsa sono stati pesanti ma ci hanno portati a una situazione di sicurezza tra le migliori al mondo, e grazie all'impegno di tutti. Abbiamo la possibilità di attraversare l'inverno con ragionevole fiducia, conducendo le nostre vite con più attenzione ma anche con una certa serenità. Come società, prima ancora che come singoli. Buona fortuna a tutti!
Andrea Alberini, 17 Settembre 2020
- L'immagine di testa è ricavata dal sito del New York Times;
- Dove non diversamente specificato, dati, grafici e immagini sono stati raccolti il giorno 14 Settembre 2020 e, normalmente, si riferiscono al giorno precedente, 13 Settembre 2020;
- Le fonti di dati, grafici e immagini utilizzati, sono indicate di volta in volta all'interno dell'articolo.
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